L’informazione obiettiva non esiste. Heisenberg docet. Quello che osservi è l’interazione tra la tua percezione della realtà, ammesso poi che esista, e la probabilità di riuscire a spiarla senza farti vedere. Per questo gli esperimenti si ripetono fino allo sfinimento: tante osservazioni distinte ti danno un’idea di come le cose potrebbero effettivamente stare. E se non c’è riuscito un tizio con un microscopio, figuriamoci uno con una penna in mano! Parlare di informazione come se fosse un osso, e del giornalista come di un cane che te lo riporta è come guardare un arcobaleno con un televisore in bianco e nero.
Se lanci una monetina, hai il 50% delle probabilità che venga testa e il 50% che venga croce. Ma se la lanci solo tre o quattro volte, può essere benissimo che ti esca sempre croce. La probabilità che hai di farti una buona idea circa un fatto è tanto maggiore quante più letture distinte riesci a raccogliere. Per questo l’Italia avrebbe fatto un buon affare se Francesco Di Stefano avesse potuto davvero accendere i ripetitori di Europa7. Peccato che la monetina dell’informazione sia truccata. La si fa roteare in aria per due o tre volte, e poi si clonano i risultati spacciandoli per esiti distinti. Abbiamo sette televisioni che sono tutte organi di propaganda dello stesso apparato di potere. Abbiamo quotidiani che stanno in piedi solo grazie alle prebende provenienti da quegli stessi organi istituzionali di cui dovrebbero farsi garanti. L’onestà intellettuale non è più un requisito. Il vero valore risiede nella capacità ai limiti del contorsionismo di mettersi a squadra. E’ il mondo dei peggiori. Chi trasgredisce le regole vince, sempre. Provate a giocare a scacchi con uno che muove tutti i pezzi come se fossero regine…
In rete, se bari vieni scoperto. La rete è il vero luogo pluralistico per eccellenza: per uno che si mette a squadra, altri cento arrivano da dietro e gli fotografano il culo. La rete si rettifica da sola e non ha paura di niente. Oggi, chi vuole fare informazione libera deve confrontarsi con la rete. Per questo ho chiesto ad Antonio Padellaro, direttore de “Il Fatto Quotidiano” che sarà in edicola dal 23 settembre, quale sarà il rapporto che il suo giornale avrà con il mondo dei blog e del giornalismo online.
INTERVISTA AD ANTONIO PADELLARO
Direttore de ‘Il Fatto Quotidiano’
Claudio Messora: «Antonio Padellaro, direttore del nuovo giornale “Il Fatto Quotidiano” che sarà in edicola da… settembre?»
Antonio Padellaro: «Dal 23 settembre.»
Claudio Messora: «Siamo reduci dalla notte bianca, dove avete presentato il vostro promettente quotidiano e nella quale abbiamo protestato tutti insieme contro il DDL Intercettazioni. La mia domanda è la seguente: che rapporto avrà il vostro quotidiano con la rete? Saranno instaurate delle collaborazioni? Avrete una versione online? Accetterete consigli e leggerete i giornalisti che ogni giorno in rete pubblicano informazioni?»
Antonio Padellaro: «Avremo un sito che sarà molto particolare perché non sarà, come spesso avviene nella stampa italiana, una sorta di brutta o bella copia in web di quello che sarà scritto il giorno dopo sulla carta stampata. Noi cerchiamo di utilizzare al meglio lo strumento internet. E’ chiaro che il giornale di carta e il giornale elettronico devono convivere e aiutarsi l’uno con l’altro, fare sinergia. E’ chiaro anche che la capacità di assorbire, di fare in modo che il maggior numero di informazioni contenute nei blog finisca sia sul giornale internet, ma anche sul giornale di carta – perché noi avremo una pagina dedicata a internet – è un obiettivo necessario per fare in modo che i fruitori di questo tipo di informazione web intanto crescano di numero, e poi abbiano una possibilità informativa in più. Tutto questo però lo dico con un po’ di timore, perché non potremo fare tutto e subito. Noi cominciamo il 23 settembre. Comincia un’avventura molto rischiosa, perché siamo un piccolo giornale fatto con pochi soldi, con molta qualità giornalistica, perché avremo delle firme eccellenti, forse le migliori nel panorama della stampa italiana, ma attenzione a non chiederci subito di fare miracoli. Prima di realizzare i propri progetti, per un giornale devono passare un paio d’anni almeno. Quindi faremo tutto quello che dobbiamo fare, però non il primo giorno, né il secondo.»
Claudio Messora: «Ecco, a che punto siamo con i finanziamenti? Vogliamo ricordare come deve fare chi vuole contribuire a quest’avventura?»
Antonio Padellaro: «Noi abbiamo promosso una campagna di prenotazione agli abbonamenti che ha dato risultati eccezionali per un piccolo giornale come il nostro: 40.000 richieste. Queste iniziative, come quella di stasera, cercando di invogliare altre persone ad abbonarsi, perché più abbonati abbiamo più siamo forti. E quindi approfitto dell’occasione per dire ‘se volete un giornale come quello di cui si è parlato questa sera, dovete fare uno sforzo‘. Noi diamo la possibilità di abbonarsi anche ratealmente, con varie formule, anche con dei prezzi che fino alla fine di luglio saranno bassissimi.»
Claudio Messora: «C’è anche una versione che si riceve solo per posta elettronica.»
Antonio Padellaro: «Esattamente, ci sarà anche una versione che già dalla notte del giorno in cui il giornale viene chiuso, quindi dall’una in poi, può essere ricevuto per posta elettronica. Ovviamente l’abbonamento costerà di meno. Però il nostro futuro è legato ai lettori, soltanto ai lettori. Se ci saranno i lettori noi andremo avanti, se non ci saranno dovremo fermarci. E’ bene che lo sappiamo tutti.»
Claudio Messora: «Pubblicherete le intercettazioni?»
Antonio Padellaro: «Se ci saranno intercettazioni da pubblicare, e se avranno un valore informativo, lo faremo. Non pubblicheremo ciò che riteniamo poco importante o marginale, ma pubblicheremo certamente ciò che è da pubblicare, anche rischiando ciò che c’è da rischiare. Stasera il Presidente della Federazione della Stampa, Roberto Natale, ha detto che la Federazione della Stampa, cioè il sindacato dei giornalisti, è pronta ad azioni estreme pur di difendere il proprio diritto e dovere all’informazione, attraverso anche le intercettazioni. Noi siamo con lui.»
Claudio Messora: «Ecco, voi che siete giornalisti importanti, voi che rappresentate il mondo dei giornalisti, voi che siete giornalisti per eccellenza, che cosa ne pensate della trasposizione dell’obbligo di rettifica, desunto dalla legge sulla stampa del 1948, al mondo del web, dei blog e della piccola editoria personale?»
Antonio Padellaro: «E’ un modo per ingabbiare il web. Il Web è un mondo dalle potenzialità infinite ed è libero per definizione. Il tentativo non solo del Governo italiano, ma di vari governi di metterlo in una gabbia, di chiuderlo a chiave è il tentativo secondo me folle, sbagliato, di ingabbiare il mare. Il mare non si può ingabbiare, perché poi finisce sempre per superare gli argini. Quindi è un tentativo penoso. Tra l’altro queste censure preventive o successive appartengono in questo momento a paesi autoritari come la Cina o come l’Iran. Non vedo perché paesi europei di tradizione liberale debbano seguire questa strada. E’ una cosa incivile.»
Claudio Messora: «Non se ne sente la necessità…»
Antonio Padellaro: «No, non se ne sente la necessità. Internet deve restare internet. Nel bene e nel male.»
Claudio Messora: «E internet le augura tantissima fortuna.»
Antonio Padellaro: «Grazie, anche a voi!»
L’8 luglio Antonio Padellaro, ringraziando Antonio Di Pietro per il suo intervento, gli ha ricordato che il suo giornale non farà sconti a nessuno, neppure a lui.
Meglio così, caro Padellaro, perché allo stesso modo la rete continuerà a non fare sconti a nessuno, e men che meno al Fatto Quotidiano
Altro
ma se uno non capisce una cosa, perché la trova contraddittoria, la può
firmare?