
Non è colpa di una lastra di vetro se pesa. Non è mica colpa sua se viene infilata in uno scatolone di 3 metri per 2, spesso soli 10 cm e pesante ben 2 tonnellate. E non dipende da uno scatolone se un carroponte lo depone sul pianale di un veicolo da trasporto, appoggiandolo sul lato che misura appnena 10 maledetti centimetri. In verticale! Senza una staffa di stabilizzazione, senza un fermo, confidando nel solo equilibrio precario dei piedini del rimorchio che devono tenere in piano la superficie di carico.
Eppur si muove, dissero già parecchi anni orsono. Si riferivano ad altro, ma che le cose si spostino è une delle poche certezze che abbiamo. Se chiedete ad un bambino delle elementari quale sia la posizione più stabile per appoggiare un righello sul banco, saranno pochi i geniali pargoli che metteranno la riga in equilibrio sul suo lato più corto, in verticale. E avranno un posto da ingegnere in una qualche azienda internazionale.
Per usare un po’ di buon senso, invece, non serve essere ingegneri. Anche l’addetto alle pulizie, se interrogato, avrebbe suggerito che una lastra di 3 metri per 2, se deve per forza essere messa in verticale, debba almeno essere saldamente assicurata al telaio del rimorchio. E i dintorni delle operazioni di carico, durante il deposito e l’ancoraggio, non sono luogo dove sorseggiare caffé e fare conversazione. Tantomeno per l’autista dell’autoarticolato.
Ma l’Italia è il paese dei vabbuò! E’ pericoloso sostare a piedi vicino al camion? E vabbuò! Non c’é un chiaro piano di sicurezza? E vabbuò! Gli autisti degli autoveicoli non hanno un luogo dove stare durante le operazioni di carico delle merci, e gli tocca bighellonare qua e là? E vabbuò! Vabbuò! Vabbuò!
Così, anche 3 scatoloni del peso complessivo di 6 tonnellate, nello stabilimento della Saint-Gobain di Pisa, un lontano 26 giugno 2006 hanno detto e vabbuò!, e hanno deciso di ribaltarsi, stanchi di dover fare tutto da soli per restare in equilibrio. Sotto c’era Carlo Pratelli, 62 anni, dipendente della Mancini Autotrasporti Snc.
…E vabbuò!
Chi aveva in carico le procedure di sicurezza? La Saint-Gobain, proprietaria dei capannoni? La Mancini Autostraporti, che metteva a disposizione camion e autista? La ditta Sciagura, tragicomicamente proprietaria del rimorchio diversamente in piano? O la Altea, che aveva in appalto le operazioni di carico merci? Non era chiaro, ma del resto siamo in Italia: e vabbuò, dai!, si lavora lo stesso.
Sono passati più di tre anni dal 26 giugno del 2006: l’udienza preliminare deve ancora avere luogo. Gli avvocati, nelle aule, se la ridono e si sbeffeggiano a vicenda. Più la rappresentazione teatrale-giuridica si protrae, più prendono soldi. Presto si arriverà alla prescrizione. E vabbuò!
Pubblico la lettera di Massimilano Pratelli, figlio di Carlo. Il Gran Tribunale dei pomodori ha cercato di dare la colpa a suo padre. Lui non ci sta, e insieme a suo fratello e alla loro mamma, pur di arrivare alla verità si venderanno la casa.
LETTERA DI MASSIMILIANO PRATELLI
Sono Massimiliano, figlio di Carlo Pratelli, deceduto sul lavoro in seguito all’incidente nello stabilimento Saint-Gobain di Pisa quel maledetto Lunedì del 26 Giugno del 2006. Mio padre lavorava come autista per la ditta Mancini Attilio s.n.c. di Cascina, ditta con la quale aveva trascorso praticamente tutta la vita lavorativa, guidando, aggiustando, soccorrendo altri autisti in panne. Ci sapeva fare mio padre, molto. Verniciava, saldava… un vero tutto fare. Prezioso.
Quel giorno, durante le operazioni di carico qualcosa è andato storto: alcune casse contenenti lastre di vetro 3 x 2 metri si sono rovesciate proprio dove si trovava lui. Sei tonnellate circa in tutto. Nessuno ha visto nulla, niente. La squadra di carico, facente capo ad una cooperativa, non ha visto nulla. Dalle prime ricostruzioni del magistrato e dai periti – noi ne abbiamo tre in tutto : un esperto di normative sulla sicurezza, un ingegnere ex progettista della Iveco e un professore universitario docente in materia di sicurezza – sono apparse poco chiare molte cose.
Qualcuno deve fermare i metodi di carico e di lavoro con cui operano nello stabilimento di Pisa della Saint-Gobain. Caricano le casse sui rimorchi praticamente in verticale senza fissarle in alto! I concetti di equilibrio si insegnano nei corsi di fisica alle medie! Il caso (diciamo così…) ha voluto che anche il rimorchio che aveva in dotazione mio padre non fosse proprio nuovo, tutt’altro. Aveva un’inclinazione trasversale del pianale proprio dal lato dove si sono rovesciate le casse.
Mio padre non doveva essere lì. Dopo quel giorno, la Saint-Gobain ha fatto fare una saletta per gli autisti. Ci voleva la morte di mio padre per capirlo?
Per ovviare alla precarietà delle casse, appoggiate sul lato di 10 cm, In alcuni stabilimenti del Nord e all’estero si utilizza una semplicissima staffa fatta con un tondino di ferro, neanche tanto spesso. Insomma, con pochi euro, veramente pochi, si avrebbe avuto un forte incremento di sicurezza. Ma chi era che aveva fatto il piano di sicurezza? Chi l’analisi dei rischi? Vorrei i nomi.
Pare che agli atti manchino molte cose. Che dire… dopo tre anni ,TRE , non si è ancora fatta l’udienza preliminare. Non abbiamo ancora potuto fare la dichiarazione di “parte civile”. Ci sono 9 persone indagate, fior di avvocati… A loro non sembra vero di allungare il brodo. Sperano nella prescrizione che in Italia va tanto di moda. Che schifo!
E meno male che i processi per le morti sul lavoro dovevano avere la priorità!
Massimiliano Pratelli
Quel giorno, durante le operazioni di carico qualcosa è andato storto: alcune casse contenenti lastre di vetro 3 x 2 metri si sono rovesciate proprio dove si trovava lui. Sei tonnellate circa in tutto. Nessuno ha visto nulla, niente. La squadra di carico, facente capo ad una cooperativa, non ha visto nulla. Dalle prime ricostruzioni del magistrato e dai periti – noi ne abbiamo tre in tutto : un esperto di normative sulla sicurezza, un ingegnere ex progettista della Iveco e un professore universitario docente in materia di sicurezza – sono apparse poco chiare molte cose.
Qualcuno deve fermare i metodi di carico e di lavoro con cui operano nello stabilimento di Pisa della Saint-Gobain. Caricano le casse sui rimorchi praticamente in verticale senza fissarle in alto! I concetti di equilibrio si insegnano nei corsi di fisica alle medie! Il caso (diciamo così…) ha voluto che anche il rimorchio che aveva in dotazione mio padre non fosse proprio nuovo, tutt’altro. Aveva un’inclinazione trasversale del pianale proprio dal lato dove si sono rovesciate le casse.
Mio padre non doveva essere lì. Dopo quel giorno, la Saint-Gobain ha fatto fare una saletta per gli autisti. Ci voleva la morte di mio padre per capirlo?
Per ovviare alla precarietà delle casse, appoggiate sul lato di 10 cm, In alcuni stabilimenti del Nord e all’estero si utilizza una semplicissima staffa fatta con un tondino di ferro, neanche tanto spesso. Insomma, con pochi euro, veramente pochi, si avrebbe avuto un forte incremento di sicurezza. Ma chi era che aveva fatto il piano di sicurezza? Chi l’analisi dei rischi? Vorrei i nomi.
Pare che agli atti manchino molte cose. Che dire… dopo tre anni ,TRE , non si è ancora fatta l’udienza preliminare. Non abbiamo ancora potuto fare la dichiarazione di “parte civile”. Ci sono 9 persone indagate, fior di avvocati… A loro non sembra vero di allungare il brodo. Sperano nella prescrizione che in Italia va tanto di moda. Che schifo!
E meno male che i processi per le morti sul lavoro dovevano avere la priorità!
Massimiliano Pratelli
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