
Torna ad accendersi lo scontro tra Azerbaijan e Armenia per il controllo del territorio del Nagorno-Karabakh, al confine tra i due Stati, un territorio di circa 11 mila chilometri quadrati che si trova all’interno dell’Azerbaijan ma la cui popolazione è a maggioranza armena e cristiana (la religione più diffusa in Azerbaijan è l’islam sciita). Secondo la Reuters, la Turchia, che sostiene l’Azerbaijan, starebbe inviando in queste ore combattenti siriani al fronte insieme ad esperti militari, droni e aerei mentre due razzi sarebbero erroneamente caduti in territorio iraniano senza al momento conferme né smentite da parte di Teheran.
Martedì si è riunito il Consiglio di sicurezza dell’Onu, i 15 membri hanno firmato all’unanimità un documento nel quale si chiede alle forze armene e azere di “fermare immediatamente i combattimenti, ridurre le tensioni e tornare a negoziati significativi senza ritardi”.
La guerra, che era stata “congelata” con gli accordi del 1994 in realtà senza mai trovare una soluzione definitiva dopo aver provocato 30 mila morti, è riesplosa domenica notte quando l’esercito azero ha bombardato le postazioni delle forze indipendentiste armene che avevano prima attaccato, accusano dalla capitale azera Baku. Due elicotteri dell’Azerbaijan sono stati abbattuti.
IN VIGORE LA LEGGE MARZIALE
I due Paesi hanno proclamato la legge marziale e la mobilitazione generale. Nell’area insiste un clima di instabilità e di forte tensione per un ampio territorio conteso tra due Paesi appoggiati da forze internazionali di grande peso, come Russia e Turchia, mentre l’Occidente segue l’evoluzione attentamente chiedendo la fine delle ostilità.
Il portavoce del Servizio europeo per l’azione Esterna, Peter Stano, ha sollecitato “tutti gli attori della regione a contribuire a fermare il confronto armato” mentre la Farnesina ha chiesto “l’immediata cessazione delle violenze e l’avvio di ogni sforzo per prevenire i rischi di ulteriore escalation”.
L’EX AMBASCIATORE D’ARMENIA IN ITALIA: “ERDOGAN È IRRESPONSABILE, VUOLE ALLARGARE IL CONFLITTO”
L’ex ambasciatore d’Armenia in Italia Sargis Ghazaryan ha duramente criticato l’atteggiamento del presidente turco Erdogan accusandolo di voler entrare a gamba tesa nel conflitto sostenendo le truppe azere: “C’è un tandem assolutamente esplicito ed evidente tra la dittatura azera e il governo turco. Stamattina è stata attraversata una linea rossa. L’Armenia rientra in un accordo di difesa collettiva di cui fa parte anche la Russia, c’è un obbligo di aiuto militare se uno dei Paesi membri viene aggredito da un paese terzo”.
Intanto dopo gli scontri delle ultime ore i morti sono saliti a novanta, il presidente russo Vladimir Putin non ha commentato ma è verosimile pensare che le cancellerie siano al lavoro per trovare una rapida soluzione e porre fine a un conflitto che potrebbe avere importanti conseguenze geopolitiche.
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