
L’Eurogruppo ha infine approvato la riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità. La riunione informale che raduna i ministri dell’economia dei Paesi dell’eurozona ha terminato i lavori annunciando il raggiungimento di un accordo finale sulla tanto discussa riforma.
La giravolta dei vertici del Movimento 5 Stelle
Il Ministro dell’Economia Roberto Gualtieri ha espresso soddisfazione per quello che definisce come “un risultato importante che consente un nuovo passo verso il completamento dell’Unione bancaria e la condivisione dei rischi”. L’approvazione di questa riforma ha però creato una profonda spaccatura all’interno della maggioranza e in particolare tra le fila del Movimento 5 Stelle.
Tra i punti del programma elettorale del 2018 dei pentastellati c’era infatti lo smantellamento totale del MES, ritenuto un meccanismo contrario agli interessi nazionali. Tuttavia, nonostante la contrarietà della maggioranza dei suoi esponenti, il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi ha dato il suo benestare a Gualtieri per approvare la riforma.
Una giravolta improvvisa che ha offerto un inaspettato appoggio politico al Ministro dell’Economia, nonostante i duri scontri verbali avvenuti in Commissione Finanze, che hanno visto in particolare il deputato della Lega Claudio Borghi accusare Gualtieri di non avere nessun mandato parlamentare per approvare la riforma. Malgrado questo il nuovo MES alla fine ha ricevuto l’approvazione da parte del Governo italiano.
Cosa prevede la riforma del MES?
Andiamo però a vedere cosa prevede questa riforma. Il Meccanismo nasce come un fondo per supportare quegli Stati che si trovano a non avere più accesso al mercato. In pratica se uno Stato non riesce più a collocare i propri titoli sul mercato può entrare all’interno del meccanismo del MES, come avvenuto in Grecia. Un aiuto però vincolato a rigidissime condizioni che comportano pesanti programmi di austerità per i Paesi indebitati.
Con la nuova riforma questa logica di fondo sostanzialmente non cambia, anzi diventa più rafforzata. Viene introdotta infatti la possibilità di accedere a linee di credito denominate preliminari, che avrebbero nelle intenzioni l’obiettivo di evitare la sottoscrizione di un Memorandum eccessivamente vincolante. Tuttavia le condizioni per ottenere queste linee di credito le rendono praticamente inaccessibili, soprattutto in questo periodo di crisi.
In particolare per accedervi gli Stati non devono avere un deficit del 3% superiore al PIL da almeno due anni e devono avere un rapporto debito su PIL del 60% o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni. Tenendo conto che il debito pubblico italiano supererà il 160% sul PIL si può capire come queste linee di credito preliminari siano del tutto inaccessibili.
La riforma del MES rappresenta quindi l’ennesima vittoria dei Paesi del Nord Europa, Germania su tutti, che hanno l’obiettivo di vincolare i Paesi dell’eurozona a vincoli di stabilità finanziaria e austerità. Resta da capire come mai il Governo Conte abbia approvato una riforma già di per se discutibile ma che appare ancora più dannosa durante la crisi del Covid.
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